Comune di Pauli Arbarei

via Giovanni XXIII 6 - 09020
Tel: 070 939955 - Contattaci

Il Municipio di Pauli Arbarei

Salta la barra di navigazione e vai ai contenuti

Sant'Agostino

BREVE BIOGRAFIA DI S. AGOSTINO

 Conosciuto in tutto il Mondo semplicemente Come Sant'Agostino, detto anche Doctor Gratiae (Dottore Della Grazia). Per Antonio Livi, filosofo, sacerdote; cattolico, è stato il massimo pensatore cristiano del primo millennio e certamente anche uno dei più grandi geni dell'umanità in assoluto. E' sicuramente uno dei più grandi pensatori mai vissuti. I suoi scritti, la sua visione escatologica della vita sono pietre miliari per chi voglia sviluppare una più profonda conoscenza del nostro essere.

Agostino nacque il 13 novembre 354 a Tagaste (Souk-Ahras) nella  Numidia. Non sappiamo se i suoi genitori fossero di pura origine romana.  Il padre, Patrizio, impiegato municipale, entrò nella Chiesa come  catecumeno solo nei suoi ultimi anni e fu battezzato poco prima della  morte (371). La madre, Monica, era invece cristiana zelante. Agostino  ricevette a Tagaste la prima istruzione, e poiché, per volontà del  padre, era destinato a diventare rètore, proseguì i suoi studi nella  vicina Madaura. Di qui passò nel 371 a Cartagine per seguirvi i corsi di  retorica e diritto. Là da una relazione irregolare - durata fino al 384  - ebbe nel 372 un figlio, Adeodato. Disprezzava, in quel tempo, la  religione di sua madre, quasi fosse, lo dice egli stesso, un insieme di  leggende da vecchierelle. Allorché, nel 373, lesse, secondo il  programma degli studi, il dialogo Hortensius; di Cicerone, cominciò a  sentire l'anelito verso una concezione del mondo fondata su basi  filosofiche. Poco dopo si iscrisse come esterno (auditor) al  Manicheismo, (origini) che a lui, superbo della sua scienza, appariva, in  opposizione al Cristianesimo insegnato dalla Chiesa, come la religione  dei lumi, libera da ogni autorità, vera forma di Cristianesimo. Nel  374/75, terminati gli studi, Agostino si stabilì a Tagaste come  insegnante delle arti liberali, ma trasferì poco dopo la sua scuola a  Cartagine (375/83). Sul finire di questo periodo della sua vita, i dubbi  sulla verità del sistema manicheo andarono aumentando sempre più:  quella cosmologia gli sembrò inconciliabile con la dottrina insegnata  dalla filosofia greca, e si avvide che il dualismo insegnato dai  Manichei era in contraddizione con il loro concetto della divinità.

Finì di disilluderlo un'intervista che ebbe col famoso vescovo  manicheo Fausto di Milevi, nel quale egli non trovò che un parolaio poco  dotto. Tuttavia anche a Roma, dove si era portato nel 383 contro la  volontà della madre, avvicinò gli amici manichei. Agli inzi del 384, per  i buoni uffici del prefetto pagano di Roma Simmaco, ottenne un posto di  insegnante di retorica a Milano messo a concorso dallo Stato. Malgrado  questa situazione sicura e onorata, e benché la madre ed altri prossimi  parenti abitassero allora con lui, Agostino si sentiva nel suo interno  più tormentato ed infelice che mai. Ma ascoltando i sermoni di S.  Ambrogio, vescovo di Milano, che per lo più spiegava allegoricamente il  testo biblico corrente, trovò una luce nuova. Nel decisivo 386,  Agostino, che lottava per una nuova concezione del mondo, avrebbe  conosciuto per la prima volta le dottrine neoplatoniche. La lettura dei  trattati di Plotino già tradotti in latino, attraverso i quali  incominciò a concepire Dio come sostanza puramente spirituale e il male  come un nulla, gli recò un grande progresso intellettuale. Il sacerdote  Simpliciano, di orientamento neoplatonico, che poi succederà ad Ambrogio  nella sede vescovile di Milano, gli dimostrò come la speculazione sul  Logos del prologo giovanneo completasse la dottrina di Plotino intorno  al Nous. Così, attraverso la filosofia, gli si schiuse una via verso la  fede nell'eterno Logos-Dio. Lo stesso Simpliciano attirò l'attenzione di  Agostino sull'importanza della lettura delle lettere di Paolo. In esse  capì che l'uomo, soltanto attraverso la grazia divina, riesce a  raggiungere il fine cui tende: l'unione con Dio mediante la fede, che  egli, come neoplatonico, aveva sperato di raggiungere con l'aiuto della  meditazione filosofica. In un'ora in cui la lotta tumultuava più violenta che mai nel suo  spirito, gli fu additato da Simpliciano, con quale fermezza e  risolutezza il celebre rètore Mario Vittorino avesse superato, alla  fine, tutti gli impedimenti che si erano frapposti alla sua entrata  nella Chiesa, e un'altra volta un amico gli narrò la vita di austero  ascetismo dell'anacoreta Antonio e di altri monaci e romiti.Quella fu  per lui l'ora della decisione. Pervaso da un’emozione profonda, si  precipitò nel giardino e sentì ripetutamente una voce infantile che gli  diceva: "Tolle, Lege". Aperse il libro delle epistole di S. Paolo e  lesse il tratto di quella ai Romani 13, 13 s. D'improvviso "svanì ogni  nebbia di dubbio" (Conf. 8, 12). Poche settimane più tardi, nell’autunno  del 386, rinunziò all’insegnamento e si ritirò in campagna, a  Cassiciacum, nel podere di un amico, in attesa di iscriversi, all'inizio  della prossima quaresima, tra i catecumeni che si preparavano al  battesimo. Chiari indizi ci dicono che Agostino già qualche tempo prima  della suddetta scena del giardino ; era fermamente deciso a farsi  cristiano e sottomettersi all'autorità della Chiesa, come quella che  rappresentava la verità cui egli da molto tempo aspirava. Dalla  commovente descrizione della sua conversione (Conf. 8, 6-12) noi  apprendiamo anzitutto che il rètore, già intimamente credente, era  pervenuto, rinunciando a ricchezza ed onori, a scegliere la via, che  allora giudicava la più perfetta, della castità e della rinuncia al  matrimonio. Con lo spirito libero dai ceppi della sensualità e della  passione, volle poi dedicarsi tutto e per sempre alla ricerca della  verità e così conseguire la felicità. Agostino ricevette il battesimo il  Sabato santo, 23 aprile, del 387, assieme al figlio e all'amico Alipio,  per mano di S.Ambrogio. Alcuni mesi dopo intraprese il viaggio di ritorno in Africa, passando per Roma. Ad Ostia, poco prima di imbarcarsi, Monica si ammalò e dopo nove giorni morì. Allora Agostino tornò a Roma e qui si trattenne circa un anno, occupato in lavori letterari. Nell’autunno del 388 rientrò a Tagaste ove visse nella casa paterna per tre anni con alcuni amici, in claustrale ritiro. La fama della sua dottrina e della sua pietà era già così grande, che nel 391, durante un suo soggiorno ad Ippona, mentre assisteva, senza alcun sospetto, all’ufficio divino, il vescovo Valerio, su richiesta dei presenti, nonostante la sua resistenza, lo ordinò prete. Così ha inizio un nuovo periodo della sua evoluzione spirituale. L'interesse che portava agli studi filosofici e alla cultura delle arti liberali cedette il posto a un orientamento puramente teologico e all'attività apostolica inerente alla sua dignità nuova. Anche ad Ippona, come già a Tagaste, fondò un monastero ove viveva in comune con i vecchi amici e le nuove reclute. Nel 395 il vescovo Valerio lo fece consacrare suo ausiliare, cosicché alla sua morte (396) Agostino ne occupò il posto. Continuò col suo clero a condurre vita cenobitica. Si occupò con zelo particolare della predicazione e fu instancabile nella cura dei poveri. L'attività di scrittore impegnò sempre una gran parte delle sue forze, e furono soprattutto le questioni e controversie religiose del suo tempo ad assorbirlo. S.Agostino morì a Ippona il 28 agosto del 430, mentre i Vandali tenevano assediata la città. Dopo la caduta di questa, i suoi resti furono trasportati in Sardegna e, nel 722, da Liutprando a Pavia.

 tratto da Monastero Virtuale    

Aggiornato il: 13 giugno 2012
comune.pauliarbarei@pec.it
|