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Non esistono molte notizie catalogate, del periodo preistorico, del nostro territorio. Sappiamo che era densamente popolato fin dal Neolitico. Ce lo confermano i resti rilevabili in almeno quattro siti nel territorio. In particolare vaste aree ( dai quattro ai dieci ettari) sono letteralmente disseminate di frammenti litici lavorati , frammenti di ossidiana e di ceramiche e di altri manufatti tipici di questo periodo. Questi insediamenti, villaggi di capanne sicuramente , fanno presumere una organizzazione sociale complessa . Sono tutti posti a parecchia distanza da costruzioni nuragiche e prenuragiche visibili . Questo fa pensare che le popolazioni, per motivi sconosciuti, abbiano vissuto in epoche diverse luoghi diversi dello stesso territorio. In località Pranu Laccu – is Lapidas ( Le lapidi, la parola stessa lo suggerisce) si rilevano un numero rilevante di sepolture databili a questo periodo. In località Cungiau su Para – Sa Serra vi è una necropoli da cui si rileva una presenza umana continua con sepolture, in strati sovrapponibili, preistoriche, puniche, romane e medievali. Lo stesso dicasi della località Is Cottis- Mullargiu dove la presenza romana è evidente in superficie, ma nelle arature dei terreni circostanti è evidentemente sovrapposta ad una presenza neolitica e punica . Anche in questa area non insistono costruzioni nuragiche , eccetto per una piccola torre di guardia che dista circa mezzo kilometro. A poca distanza a est ( 200 metri) una vasta area di sepoltura ( attorno ai 7.000 mq. ) testimonia la presenza antropica continua dal neolitico, punica e romana. La presenza ne Is cottis , in un punto elevato ed in un’area circoscritta, di una miriade di frammenti dei bordi caratteristici delle tegole Romane, un cumulo di pietrame ( è evidente che è materiale utilizzato per costruzione), piuttosto importante e la pavimentazione, di tratti di terreno delimitato, in lastre di pietre ci fa pensare ad una grande costruzione ( una domus) Romana e con intorno un recinto in muratura a cui erano addossate le costruzioni tipiche di una fattoria romana. Si desume da ciò che nell’insediamento ci fossero le famiglie della servitù e dei molti individui che abitavano l’insediamento. Divisa da una piccola valle in cui scorre un piccolo rio, da cui ancora oggi scavando dei pozzi è possibile il prelievo di acqua potabile, il località Riu sa Pruna, a nord, sono state rinvenute centinaia di sepolture di tutte le ere citate. In una parte dello attuale abitato, è presumibile nello stesso periodo, la presenza di un’altro insediamento. Tali resti sono ricoperti dall’attuale tessuto urbano. Non è raro comunque, in occasione di scavi per la realizzazione di costruzioni, alla profondità di circa un metro dall’attuale profilo e a strati sovrapposti , rilevare la presenza degli stessi frammenti di manufatti rilevati negli altri siti citati. Un’altra curiosità che _andrebbe indagata, nella località Bruncu sa Gruxi un’area di circa 50.000 mq è interamente coperta da piccolissimi frammenti di ossidiana. Considerato che nel nostro territorio non esiste in natura l’ossidiana, questa massiccia presenza di frammenti, mischiati ad altri più grandi, fa pensare ad una “fabbrica” di utensili per la esportazione. L’abbondanza dei residui di lavorazione della preziosa roccia vitrea, nera e lucente di origine vulcanica, estratta da Monte Arci, usata per costruire utensili, non è giustificata per realizzare i soli utensili per la popolazione dell’insediamento. Una fabbrica dunque di utensili da cedere alle popolazioni circonvicine, in cambio di derrate alimentari abbondanti in un territorio ricco di acque e di terreni tra i più fertili della Sardegna. Non si esclude, anzi quasi scuramente è esistito un insediamento umano , nell’altura a fianco la Strada Pauli Arbarei – Tuili prospiciente la Palude Su Pauli. Nella stessa altura in epoca successiva è stata costruita una piccola torre nuragica apparentemente senza villaggio intorno. Tuttora questo luogo viene chiamato Bruncu Gaionis ( o Bionis) . Il significato di Bruncu è universale in Sardegna. Significa Vetta, “punto posto in alto rispetto a” . In questo caso rispetto alla palude. Con Gaionis si indicano tuttora le Bitte di Ormeggio quindi un piccolo villaggio di pescatori posto a oriente poco distante dalla palude stessa. Nelle vicinanze, verso nord, su un altro promontorio chiamato Su Iganti un cumulo di enormi massi trasportati sul posto da altri siti ed il toponimo fanno pensare ad una Tomba di Giganti di cui ancora si intravede la caratteristica forma ad y. Sono spariti completamente le parti componenti la esedra, probabilmente riutilizzate in epoche successive per la costruzione di abitazioni o per la realizzazione di abbeveratoi. Di una cosa quindi siamo sicuri, la presenza antropica è abbondante e varie sono le attività a cui queste popolazioni si dedicavano quasi in modo specialistico. Un grado elevato di civiltà. Se è vero che la differenziazione e la suddivisione dei mestieri e dei saperi nei vari villaggi è indice di civiltà molto avanzata. E’ confermata l’esistenza degli insediamenti neolitici, ci deriva dagli studi di C. Puxeddu, riassunti in “ Diocesi Di Ales “, pag. 165 ( Romanizzazione del territorio), C. Porru in “ Catalogo Archeologico della Carta d’Italia ” , se è vero che non sono certo i Romani che si sono insediati in questo territorio ( dato lo scarso interesse strategico) ma i locali che si sono “romanizzati” . Quindi, i sardissimi insediamenti restano i medesimi e diventano insediamenti Romani ( prima ancora furono punici). Tornando al Porru op.cit. , conta 5 insediamenti romani nel territorio di Pauli Arbarei. Fatta questa piccola digressione, cercheremo di dipanarla meglio nelle prossime sezioni. Deriva forse da questo, nel successivo periodo prenuragico e nuragico, la maestosità e l’altissima densità di costruzioni megalitiche e di villaggi in questo territorio. Una densità di costruzioni delle più elevate di tutta la Sardegna. Oltre i villaggi all’interno di un territorio definito, una vera e propria cinta di mura che si dipana dal confine attuale Pauli Arbarei-Turri-Ussaramanna a N-O, su una cresta naturale, a quota 203 metri, fino al confine con il Comune di Villamar a S-E. Tutto questo lo vedremo successivamente nella sezione dedicata al periodo nuragico.